Chianalea


Pochi, vedendo Chianalea oggi, immaginano com’era secoli fa. La nostra piccola Venezia del Tirreno, con l’onda che si frange sui muri delle case, somigliava a Marina Grande. Nella fotocopia di un disegno color seppia, risalente alla fine del Quattrocento, Chianalea appare la sabbiosa ansa che, secondo la leggenda dell’aquila, è l’ala destra del divino uccello quando cade colpito dal fulmine di Giove per la sua superbia. Con il trascorrere dei secoli, il mare ha divorato la spiaggia, lasciando così le abitazioni affacciate sull’acqua. Per avere l’idea di come la secolare furia del mare e delle correnti abbia cancellato la sabbia, basta pensare alla mareggiata del 31 dicembre 1979, quando un’onda anomala distrusse parte del molo in cemento armato.  
La visita a Chianalea può cominciare dopo il bagno nella bellissima baia delle Sirene a Marina Grande. Superata la galleria e aggirata la rupe, dove tra le pietre fioriscono piante di capperi dai fiori viola, s’incontrano due piccoli scali, dove vengono tirate a secco le barche. Lì sostano spesso i pescatori intenti a riparare le reti e gli attrezzi per la pesca.

Conosciuta in tutto il mondo è la tradizionale pesca al pescespada che ha luogo tra la metà di aprile e la metà di giugno, quando il pesce transita nello Stretto. Un tempo si praticava con i luntri dove, appollaiato sul palo  centrale, l’avvistatore -’u falerotu- avvertiva il lanciatore pronto ad arpionare il pesce; anticamente l’avvistatore si poneva alla sommità della rupe e con gesti delle braccia e posizioni del corpo indicava la direzione da seguire per bloccare la fuga dell’ambita preda. Lungo la stradina che da qui si snoda in mezzo alle case, praticabile soltanto a piedi e da poco pavimentata, si può ammirare l’antica struttura di questo antichissimo borgo, con le abitazioni unite tra loro da brevi arcate e nel mezzo gradini che scendono in acqua tra piccoli scogli o si adagiano su un accennato lembo di riva sabbiosa. Tra viuzze e scalinate, immersi nel profumo di salsedine e cullati dal rumore delle onde, si scoprono angoli incantevoli: fontane artistiche, piccole edicole votive, bei portali ornati da stemmi gentilizi, e un terzo pittoresco scalo di alaggio su cui si affaccia il bel palazzo Scategna, risalente al XVIII secolo, oggi in fase di ristrutturazione. Poco più avanti è invece parzialmente abbandonato il cinquecentesco palazzo Giordani che, pur avendo un bel portale e un delizioso stemma gentilizio con un gallo e il sole, non è facilmente individuabile perché l’ingresso è talmente rovinato da sfuggire all’attenzione. Alla destra del palazzo, un gruppo di scogli testimonia il profondo legame che unisce gli abitanti al mare, legame che dopo aver dato origine a fascinosi miti continua in forma di religiosità cristiana: infatti, il gruppo di scogli è conosciuto con il nome di Sacra Famiglia, anche se adesso, a causa della tempesta del 1979, il piccolo scoglio che rappresentava Gesù si è adagiato sulla parete del più alto facendo perdere alla composizione il simbolismo religioso.  
A Chianalea ci sono due chiese: la più grande, dedicata a Maria SS di Porto Salvo, è stata ricostruita dopo il terremoto del 1908 e conserva un crocifisso e dipinti del Settecento; l’altra, invece, dalla parte nord, è la chiesetta di San Giuseppe, con un bel portale in pietra di Siracusa, e l’antico atrio d’ingresso risalente al XVI secolo: quello che rimane di un impianto monastico distrutto dal catastrofico terremoto del 1783. A pochi metri dalla chiesetta c’è Villa Zagari, costruita negli anni Trenta. Incastonato nel portale risalta un mosaico azzurro e oro che compone una magnifica iscrizione latina, un’affermazione d’infinito amore per la propria terra: Hic terrarum mihi praeter omnes angulus ridet che in italiano suona Questo tra tutte le terre è il luogo che per me risplende. Molto bella è anche la stradina che porta nel cuore di Chianalea partendo dalla chiesa dell’Immacolata, ai piedi del castello. Camminando tra il verde degli alberi di fico e tra le piante di capperi che adornano i muri di pietra si abbraccia con lo sguardo tutto il borgo e la costa.  

Chianalea è così incantevole ai mille colori del giorno e così ammaliante quando la notte la cosparge di luce lunare da aver spinto in ogni epoca numerosi pittori a ritrarla. Nel 1949 Renato Guttuso fondò un movimento artistico chiamato Scuola di Scilla e la sede fu proprio Chianalea che divenne ancora di più soggetto di innumerevoli tele. Bellissima quindi, ma in alcuni punti sciupata da ristrutturazioni improvvisate, poste in atto per necessità, senza che le amministrazioni siano mai intervenute con piani di recupero  per mantenerne intatto l’antico fascino.

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