Il ricordo di Campanella tra il Consolino e lo Jonio giugno 2002


Una meravigliosa distesa di spiaggia atlantica… chilometri e chilometri di spiaggia. Il sole splendente, le onde scintillanti, la schiuma, il panorama… qua e là una vela in lontananza”. Così il poeta americano Walt Whitman aveva descritto Atlantic City un centinaio di anni fa; oggi invece: chioschi che vendono pizza e hot dog, musica dagli altoparlanti, e quella cosa terribile che chiamano animazione, e che è arrivata pure da noi, per cui neppure in spiaggia riesci ad avere un po’ di tranquillità, e per la quale devi anche pagare (menomale che nella pubblicità la mettono in evidenza, così puoi scartare tutti i posti dove c’è). Ma per fortuna, le nostre coste calabresi conservano ancora in molti punti la stessa bellezza del passato, e per chi ha voglia di una vacanza tranquilla c’è anche il litorale ionico, ricco di spiagge libere, con i suoi “chilometri e chilometri di spiaggia. Il sole splendente, le onde scintillanti”, e in più l’antico fulgore della Magna Grecia.
Un paradiso detto così, ma poi viene in mente il film di Gianni Amelio, Il ladro di bambini, con le scene di case incompiute dai mattoni in vista. E se poi ricevete una cartolina da Saint-Tropez, è possibile che arrivi un travaso di bile.
La cittadina francese di Saint-Tropez, sulla Costa Azzurra, era una volta un piccolo porto di pescatori, poi diventato, nel secondo dopoguerra, una cittadina famosa grazie all’arrivo di stelle cinematografiche come Brigitte Bardot. Saint-Tropez è molto carina, con le stradine del centro storico sormontate da piccole arcate in pietra, ma non è solo questo: Saint-Tropez è pulitissima e le sue stradine sono lastricate con piccole mattonelle scure e quadrate ai lati e nel mezzo una striscia di pietra più chiara, e non sono deturpate da chiazze di cemento che sembrano grosse chewing-gum spiaccicate, come succede spesso nei nostri borghi storici.

La Costa Azzurra è stata resa famosa, con tutta la ricchezza che viene dalla fama, anche da intellettuali e artisti, specialmente pittori come Matisse, Picasso e Renoir, attratti dalla luce e dai colori dei luoghi, ma si viene attratti e si sceglie di soggiornare in un posto quando ogni suo aspetto appaga il gusto del bello.
La nostra ionica non avrebbe nulla da invidiare né a Saint-Tropez né ad alcun altro luogo, sia perché conserva le vestigia di un passato magnogreco glorioso, immerso in una natura splendida, sia perché è costellata di borghi antichi. Ma…, in Calabria c’è spesso, purtroppo, un “ma”. Tra i borghi ionici più famosi per storia e bellezze naturali c’è Stilo, patria del grande Tommaso Campanella, filosofo geniale e ribelle. Arrivando nel centro storico, s’incontra la bella chiesa di San Francesco d’Assisi, con una Torre di Guardia del XIV secolo. Ma che ci fa su una facciata esterna della chiesa un balconcino rifinito in alluminio anodizzato?
Secoli di storia inorridiscono davanti a questa bruttura.
E poi perché soltanto in questi ultimi anni ci si è ricordati del recupero del castello normanno, per restaurare il quale c’è stato anche un appello di studiosi austriaci? Già nel 1914 l’archeologo Paolo Orsi l’aveva visitato, scoprendo piccoli sbarramenti lungo il percorso, ma poi tutto è stato coperto dalla dimenticanza. Nell’antico gioiello che è Stilo, duole notare che anche i palazzi nobiliari e il Duomo avrebbero bisogno di un restauro serio, certo non come quello effettuato sulla Porta Reale; ora, è anche possibile che io non m’intenda di restauri, però la sensazione che mi ha assalita davanti alla Porta è che sia stata restaurata da principianti. Le strade del paese sono però molto pulite, e fanno bella mostra di sé anche i portafiaccole incastonati nei muri delle case.
Quello che ci auguriamo è l’attuazione del progetto che vede Stilo inserito tra i Villages d’Europe International, per trasformare il paese in un museo all’aperto, così come merita la bellezza di questo borgo.

Naturalmente, il punto centrale della visita a Stilo è la splendida Cattolica. Accompagnati dal bel paesaggio del monte Consolino, ricco di alberi, si arriva a questa deliziosa chiesetta, incantevole esempio di architettura bizantina che anticamente era luogo di riunione per i monaci bizantini, i quali abitavano nelle grotte naturali del monte.
A questo riguardo, c’è, però, da riportare l’ipotesi di Vincenzo Papa, il quale sostiene, basandosi su un’analisi morfo-strutturale e funzionale, che la Cattolica sia nata in realtà come piccola moschea, diventata poi tempio cristiano.

Un’ipotesi suggestiva che nulla toglie alla bellezza di questa chiesa in miniatura, e che anzi conferma la ricchezza storica della nostra regione.

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