La villa romana di Palazzi di Casignana


Si racconta che anni fa, nel tratto di mare racchiuso tra Bianco e Bovalino, uno sfortunato subacqueo vide sul fondo la statua di un cavallo alato; alla seconda immersione, però, fu colpito da un’embolia, e nessuno pensò più alla statua. Se la storia è vera, la statua è ancora adagiata tra i fondali sabbiosi della costa jonica, così come lo sono i resti del tempio, forse di Apollo, a Monasterace, l’antica Kaulon. E chissà quanti tesori ancora sconosciuti ricopre il mare, tesori che arricchirebbero la Calabria di cultura e di flussi turistici se solo si stanziassero i fondi necessari al recupero. Per fortuna, questo ogni tanto accade e così è tornata in parte alla luce la villa extraurbana di epoca imperiale romana (sorta probabilmente nel corso del I secolo d.C. ha poi conosciuto altre fasi costruttive, l’ultima delle quali risalente al IV sec. d.C.) che in contrada Palazzi di Casignana si estende per circa 15 ettari a monte e a mare della S.S. 106, proprio tra i comuni di Bianco e Bovalino. È quindi possibile che il cavallo alato fosse una delle tante statue che ornavano la grandiosa villa dalla parte del mare, dove è stata scoperta anche una necropoli. Che la villa fosse grandiosa ce lo conferma l’estensione e che potrebbe essere stata adorna di statue ce lo lasciano intuire i resti finora ritrovati di questa proprietà, che si suppone privata: mosaici di pregio, calpestati dai piedi nudi di antichi salutisti raffinati che tra calidarium e frigidarium amavano curare il corpo alle terme in ambienti eleganti, intenti a conversare di politica o di fatti quotidiani con il loro ospite, seduti su larghi gradini tra pareti orlate in basso di marmi bianchi e osservando magari con occhio distratto, perché ormai abituato al bello, le figure policrome di ninfe, dei, animali, che ornavano i pavimenti. Mosaici stupendi, alcuni però rovinati quando la villa -nonostante i ruderi fossero da sempre visibili- fu scoperta nel 1963, durante la posa dell’acquedotto della Cassa per il Mezzogiorno. I lavori hanno in parte distrutto strutture e mosaici che adesso stanno riacquistando l’antica bellezzza grazie alla paziente opera degli archeologi, impegnati in vaste campagne di scavo dal 1999, e all’organizzazione di cantieri scuola, il tutto nato dalla collaborazione tra l’Amministrazione Comunale di Casignana, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria e l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma. Sono così visibili grandi parti del complesso monumentale mentre è stato già completato il restauro della bellissima Sala delle Quattro Stagioni, ed è anche stata scoperta una tomba contenente i resti di una coppia: un piccolo mistero perché il reperto è stato trovato al di fuori della necropoli.
Nel mese di agosto la villa è stata aperta al pubblico, consentendo agli appassionati e ai numerosi turisti di visitare un sito che, pur non apparendo ancora in tutta la sua magnificenza, offre saggi di antica perizia nelle tecniche di costruzione e nel dispiegarsi di multicolori disegni geometrici e di immagini mitologiche: stupenda è la Sala delle Nereidi con quattro ninfe che cavalcano quattro animali, un cavallo, una tigre, un toro e un leone, tutti con la coda di pesce. Una serie di cartelloni ben progettati, situata lungo il percorso -studiato con attenzione per non tralasciare nulla di quanto finora scoperto- aiuta a comprendere ancora meglio la ricchezza del sito.    
 

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